mercoledì 17 dicembre 2008

...mattina di ordinaria follia...

E’ mattina presto e, come al solito,
mia moglie mi sveglia con la tazza tracimante di caffè bollente…
apro gli occhi e sento che, incessante, scende una pioggia battente
che mi urta trementadamente il risveglio…

"vieni in macchina con me?, diluvia!"

mi rimbalzano davanti agli occhi i chilometri infernali di macchine in fila,
di gente bestemmiante,
di pullman stracolmi,
di personaggi nelle loro inutili utilitarie che cercano di misurare la loro allegra furbizia…

ovvio che anche oggi, come ieri, come domani, come ogni santo giorno,
girerò la chiave nel blocco dell’accensione della mia moto...
...apro la porta di casa...
e trovo un muro d’acqua immediatamente davanti alla visiera del mio integrale...
non ho nessun dubbio, laverò via il mio sonno con quest’acqua,
preso solo dal mio interrogarmi se percorrere la statale che porta a Roma
o attraversare tutta la città...


Riders on the storm, Riders on the storm
into this house we're born
into this world we're thrown
like a dog without a bone
an actor out alone Riders on the storm


The Doors - Riders on the storm



troppe scuole, troppi uffici, troppi parcheggi in doppie e tripla fila...
e mi ritrovo lungo la statale, quella maledetta strada di tutti i giorni,
sconnessa e malconcia,
riparata nelle sue distruzioni come un vecchio cappotto di trentanni fa, pieno di toppe...
dopo 5 Km, in piena discesa, la moto ingolfa...


sobbalza...
sussulta...
esala un respiro e si spegne...sotto il diluvio...

sotto un peso infinito di mie imprecazioni...
provo ad avviare....niente....gira a vuoto.... e mi rassegno a spingere, accanto al guardrail,
un piede dietro l’altro dentro l’acqua che si fa sempre più pozza,
che diventa piccolo torrente, scivoloso e odiodo...

si ferma lo scooterista che ha poco dello scooterista,
chiedendomi se avessi bisogno di spinta, di aiuto, di soccorso...
lo libero da quella promessa di aiuto, appoggiandogli una mano sulla spalla,
in cambio di una stretta al mio avambraccio,
un piccolo gesto di complicità in mezzo a quel mio piccolo dramma,
che mi fa stare meglio...

riprendo a spingere...
duecentoeunpezzo maledetti chili sotto l'acqua torrenziale...
riprovo ad accendere.....i miei scarichi aperti scoppiettano...
il motore sembra girare ad un solo cilindro...
e si spegne nuovamente...spingo...
si avvicina un motociclista che mi offre aiuto e tra me e me
– mentre come un’idiota sorrido compiaciuto per questi gesti -
penso che in fondo, c'e' un barlume fioco di speranza in questo mondaccio di schifo...
anche se mi passano di fianco colonne di automobilisti
che non trovano di meglio che guardare,
quasi soddisfatti e compiaciuti di essere all’interno di quello che è
l’unico acquario in cui l’acqua si trova al di fuori...
qualcuno sorride addirittura...
ma ho troppo entusiasmo da investire in queste situazioni di Vita
per poter anche solo pensare di imprecargli addosso...

inizio a sudare sotto gli strati di giubbotti, cerate, stivali e protezioni...
mi tolgo i guanti e lo scaldacollo, e mi accendo un sigaro nonostante il diluvio...
amo essere investito, anche in questi momenti,
dalla percezione precisa, controllata, totale,
della lentezza degli attimi che insieme fanno tutta una Storia
Slow life
spingo...
e mi viene in mente che ieri sera, alle 20:30 ho fatto benzina ad un self service
che non ha certo un buon nome da spendere...
...vuoi vedere che... affondo tutto il mio peso sulle forcelle,
la scuoto imprecando con la medesima violenza...

parte...scoppiettano ancora gli scarichi,
l’aria intorno a me si riempie di odore di carburante,
ma parte...
salgo in sella e riesco a fare 200 metri dopo quasi un chilometro di spinta...
ma incasso un altro destro da questa mattina assurda,
e la moto si spegne di nuovo...altri affondi, altre imprecazioni...
riparte...aumentano i giri come il pianto di un ragazzino che gioca con i suoi capricci...
e aprendo il gas lentamente, si alza la voce del motore...
salto in sella e riparto...

...mi sento Attila alla conquista di questa Roma infame,
piena di buche,
di pozze infinite,
di alberi caduti,
di strade che non drenano e che mai hanno drenato,
di amministratori bianchi, rossi e verdi che siedono divisi per rubare uniti
attingendo i loro 30 denari dalle stesse pozze maledette
che trovo sulla strada davanti alla mia ruota...


riesco anche a litigare con un militare che,
in mimetica nella sua auto,
non trova di meglio da fare che suonarmi...chissà perchè...
riesco a trovare la complicità con un camionista che impreca contro la solita furba che,
con il suo amplesso al cellulare,
cerca di infilarsi a destra, ostruendomi anche il passaggio...

2 ore e 15 per fare 27 chilometri...buona media...

e quando arrivo davanti a destinazione,
trovo una donna con una gomma dell’auto a terra e,
in qualche modo,
mi sento di sdebitarmi nei confronti del buon cuore dello scooterista e del motociclista e,
perché no, anche della Dèa Fortuna che mi ha guidato fino alla meta...


buona giornata...bevici sopra, Ascia..









I dream of rain
I lift my gaze to empty skies above I close my eyes,
this rare perfume Is the sweet intoxication of her love
Sting – Desert rose