martedì 12 maggio 2009

Alguien le dice al Tango


È un giorno di noia e credo di aver bisogno di un po’ di attimi di Vita...
mi vesto e salgo sul Bonneville...
appena esco dal cancello mi sistemo sulla sella,

percepisco il mio aggrapparmi al manubrio, alle manopole come...


come...l’avvicino, riflesso il mio sguardo nel suo,

il viso contratto, la mascella si serra sempre più...
alza le sue braccia come ali di farfalla, delicata, leggera, ad invitarmi in un abbraccio...
scivola la mia mano lungo la sua schiena, fino a quel punto in cui,
a bilanciare le altre due mani impegnate l’una nell’altra,
tutto è equilibrio,
e tutto diventa marca,
che un luogo comune la vuole un modo di segnare,

di segnalare un tempo, un passo, una costrizione,
ma che è un favoloso contatto, stretto in un’abbraccio,
a cui non puoi rinunciare se non vuoi perdere l’attimo divino di comunicare l’anima con il tuo corpo...




arrivo su quella strada, un po’ infame,
ma aperta a quegli attimi di libertà che mi sto per concedere...
sento la stretta della mano sinistra venir meno sulla leva della frizione,
ed il polso destro suonare all’unisono con i giri del motore...


i visi assumono ancora piu’ contrazione, se possibile,
in un delirio di concentrazione, di ascolto,
di desiderio di sentirsi, di lasciarsi trascinare dalla musica e,
ancora di piu’,
dalla musica per come la riusciamo a sentire soltanto noi due,
in quell’esatta interminabile essenza...
è solo una salida, ma si sente dentro tutta l’energia possibile,
tutta la sensazione di essere su qugli otto passi,
così semplici eppure così diversi per ogni uomo,
per ogni donna,
per ogni irripetibile coppia...
Mi sento costretto in quel giro convulso,

e perdo la mia ultima goccia di razionalità in quella salida quaranta,
con nel cuore, la voce, i movimenti e, soprattutto, lo sguardo di Victor Convalia
che mi costringe a riprovarla, a riproporla a modo mio,
creandone una tanto uguale quanto unica,
come quando lo vedo abbracciato a Carmen Aguiar,
e mi sembra che

il Tango sia ancora più poesia...




Ormai sono in quinta piena,ma non ho molta velocità,

non amo mai perdermi frammenti di percezioni di tutte le cose che posso trovarmi davanti al cuore, neppure quella morbida curva che ondeggiando...

...mi ricordo che la bellezza del Tango sono le gambe della Donna,
il loro incessante rincorrere un’idea che è solo mia

e che devo solamente trovare il modo di far sentire spostando l’anima all’interno del mio corpo,

in modo che lei possa partecipare di quell’idea e di quella mia piccola follia...
faticoso sentire l’allontanarsi della pelle e di tutto quel calore,
eretto davanti a lei, davanti ad un ocho, ed un altro, ed un altro ancora

in una danza rituale di emozioni che tutti respirano, ma che solo in due vivono...
e viviamo...


ho provato abbastanza, pieno di sapori e di profumi di miele,
e sento il calore della testata pulsare sulle mie gambe,
stanco di quella divina corsa verso il nulla,
febbrilmente ansioso di decontrarre i muscoli della schiena lungo la discesa,
fino a casa, fino a chiudere tutte quelle sensazioni dietro al cancello...



sembra che Eros e Venere abbiano disegnato quei nostri passi,
tra l’essenza ed il pungente sapore della tensione,
tra i mutamenti delle espressioni del viso che guidano quelle del corpo,
irosi cambi di direzione a sgambettarsi un passo, ad incrociarne un altro,
ispirati dall’amplesso di quel bandoneon per noi due,
e dalla sospensione di un violino a creare una sentanda che ferma il respiro e il cuore...
solo per un’attimo, solo per chiudere quel Gioco di Passi,
quel Gioco di una Vita durato qualche minuto unico e straordinario
.



Bevici sopra...

- altro se non Adiós Nonino

ricordando gli occhi attenti di Victor...



"I tuoi occhi scuri come l'oblio,
le tue labbra strette come il rancore,
le tue mani due colombe che hanno freddo,
nelle vene hai sangue di bandoneón"

Malena - Homero Manzi - 1941


Victor...era così...
http://www.youtube.com/watch?v=sCUTmJmYlPY


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