venerdì 3 luglio 2009

...buon compleanno...



Sono nato alle 9:30, una mattina di luglio, sotto il segno del cancro ed un caldo infernale,
dove la terra è piatta e odora di sudore del lavoro della campagna;
mi piace pensare d’essere stato concepito sul sedile d’un’auto,
in una notte di ottobre in cui il cielo bestemmiava tuoni contro la maledizione,
come in un ossessivo rito ancestrale...



ho imparato a sognare seduto sulle gambe di mio nonno ascoltando lontane storie impossibili davanti ad un grande camino sempre acceso,
correndo in mezzo ad un cortile buono per prendere a calci un pallone
ed appiattendomi sempre più a terra per vedere com’e’ lo sguardo di un soldatino...


ho iniziato a sospendere un piede davanti all’altro su una montagna, dove c’era un prete con le mani forti e buone, dove sorridevo incosciente appoggiato al serbatoio di un vecchio Guzzi Falcone,
e dove c’era un locomotore meraviglioso, da farci il tuo primo giro del mondo...



ho imparato ad amare mia madre ragazzina quando la guardavo dormire all’alba,
stanca di turni di lavoro improbabili,
e mi piaceva portarle una carezza nel letto, di nascosto,
come di un nascosto improbabile può un ragazzino...



ho appreso l’amicizia aspettando tutte le mattine un bambino biondo dietro alla porta a vetri di una scuola,
e capito che il mondo è pieno di colori, suoni e profumi, in piedi, sul motorino blu che guidava mio fratello,
e ancora visto che c’e’ un mondo infelice quando, per mano, mia madre m’ha portato a vedere lo sguardo perso di chi era in fila per prendere il metadone...


ho sentito danzare il cuore sulla tastiera di Ray Charles e nella voce di Mahalia Jackson,
con un albero di Natale pieno di palle che illuminavano un presepe di neve e torrenti,
in cui le statuine avevano il volto onesto di chi conosce la terra...

ho compreso che la Vita ti può prendere a calci in culo quando ho visto una bambina più piccola di me non riuscire a parlare per tutto il grande dolore in quel piccolo cuore,
e imparato a commuovermi vedendola allungare le braccia intorno al mio collo
e sorridermi con gli occhi dolci e tristi per poi addormentarsi con la testa sul mio petto...

ho intuito cos’è innamorarsi appoggiato al calore delle labbra su di una panchina di un cinema all’aperto,
scoperto la passione su una spiaggia, sotto le cosce di una donna più grande di me e sotto il cielo più profumato che io ricordi,
e la sensualità arrotolando ad un dito il reggicalze nero di una ragazza dai capelli ricci e biondi e con gli occhi azzurri di un mattino di marzo...
E poi - poi - ho sudato sulla pelle che le storie finiscono quando ha inizio l’angosciosa litania di perdersi...

Ho conosciuto la fatica quando mi si è schiantato un Sogno lungo una mia piccola vita,
avvertito che rumore fa l’Anima che si frantuma quando ho visto dissolversi una figlia come rugiada,
com’è la morte che arriva, quando ho osservato la sofferenza di un Marinaio senza più fiato nei polmoni...
ma anche che sguardo ha la più bella serenità sotto il tepore del mio Sole che rideva e gonfiava il cuore, una mattina di settembre...


porto al collo un ciondolo d’argento che mi ha regalato d’estate, al tramonto, uno strano personaggio sui bastioni di un castello bretone in mezzo all’Oceanomare,



ed ho tatuato su una spalla una Runa che è tutta una vita,
e che è - e sarà - una vita non solo mia...


Ho riconosciuto le Cose della Vita,
e mi sono convinto che per essere tali devono essere sincere come un bicchiere di Vino,
buono da sentirci dentro qualcosa che hai dentro,
corposo come qualcosa che ha infinito corpo in te,
profumato come il miglior sentire dell’aria che riesci a percepire una mattina di primavera...


non ho ancora, invece, compreso, come raccontare quel qualcosa che hai fra l’Anima e lo stomaco,
perché non sono riuscito mai, e non riesco mai, a razionalizzarlo di parole,
e devo cercarlo nell’aria, come tentar di prendere una delle mille, diverse, lucciole che hai davanti agli occhi, che non conosci, ma che senti vibrare come te, meglio di te, come l’esatto gemello del tuo pensiero…

ho mandato a memoria alcune semplici regole,
come l’intransigenza verso me stesso e le mie semplici regole,
che ti devi fidare dell’Istinto,
che l’odore del pane appena cotto e che una buona musica nell’anima valgono più di milioni di ore di stupide lezioni,
e che un’Amico è nulla rispetto a sé stessi,
ma che ognuno di noi è molto, troppo povero senza un’Amico…




ho capito che amo stare sulla mia motocicletta,
perché mi fa pensare, mi fa sognare di libertà, e mi fa stare solo con me stesso,
e quando sai star bene con te stesso riesci ad amare un po’ di più la vita...


credo che esista un Fato o chissà Chi,
e che sia giusto credere se ti senti di credere
ed amo l’istinto pagano di coloro che han fede in sé stessi,
l’odore della pioggia d’estate schiantarsi sulle strade roventi,
la mia tazza colma di caffè non troppo bollente per svegliarmi la giornata,
e la gioia di regalare una fotografia di ieri...

ho imparato che i colori buoni sono quelli dei fiori, del mare e dei Sogni,
e che sono ancora più buoni se li mischi insieme,
che restano sempre veri, emozionano e non sbattono...

Ho capito che ci sono idee, cose, parole, scritti che sarebbe meglio disegnare subito,
alla prima buona occasione,
perché un giorno sarà tardi,
sarà troppo tardi per sé stessi, per tutto e per tutti,
ma non puoi fottere il Destino...



amen













(...) - (...) - (...)






(suono di tamburi, 4 luglio 1972)

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